CHIESA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
Andrea Vici 1787-1791
L’edificio è opera di Andrea Vici che due anni prima era stato eletto membro della prestigiosa Accademia di San Luca. Ormai quarantaquattrenne, egli aveva da poco terminato il progetto della Chiesa collegiata di Treia e faceva spola tra Loreto, dove seguiva i lavori all’interno della basilica della Santa casa, e il cantiere di Villa Montegallo (Osimo). Opera della tarda maturità, la chiesa è frutto di un progetto di notevole qualità per la perfetta messa a fuoco di problemi urbanistici e architettonici. Traendo spunto da soluzioni barocche e vanvitelliane, la struttura a pianta longitudinale è armoniosamente inserita nel tessuto viario esistente. Il volume perfettamente simmetrico, con due sacrestie, due absidi e due altari conferisce il massimo valore allo spazio centrale. L’edificio è stato magistralmente restaurato e aperto al pubblico nel 2000.
Nell’annosa vicenda del Monastero delle salesiane, la compagnia del Santissimo Sacramento era stata privata della propria chiesa e relegata nella chiesetta di Santa Lucia. Approfittando di validi appoggi presso la congregazione di Roma, la compagnia ottenne la possibilità di edificare una nuova chiesa.
Architetto della fabbrica fu designato Andrea Vici, che ormai professionista affermato, dovette ideare una fabbrica all’incrocio di due strade ad angolo acuto e vicina alle mastodontiche mura del monastero. Per la facciata, scelse, una forma piana nella parte centrale appoggiata a una forma convessa. La soluzione conferisce un movimento curvilineo alle ali laterali che accompagnano dolcemente il passaggio dalla via esterna al paese a quella interna. L’ingresso è incorniciato da due lesene che sorreggono un timpano di forma classica, sopra cui si staglia la forma cilindrica del tamburo.
In questo modo egli creava nella parte anteriore della chiesa un gioco di volumi alleggeriti, mentre nella parte posteriore il rigido impianto geometrico a spigoli vivi blocca la fuga verso la campagna. L’impostazione è tipica della cultura barocca che amava creare fulcri architettonici nei punti nodali della circolazione, inseriti però in una ben precisa e calcolata visione prospettica. Gli stessi temi si riscontrano anche nella pianta dove al succedersi di linee curve, angoli vivi, pareti rettilinee e vani ellittici, si contrappone una rigida simmetria, vincolo imprescindibile per tutti gli architetti del tempo. Vici disegnò due scale perfettamente uguali per salire ai due appartamenti dei cappellani, due sacrestie ai lati dell’altare maggiore, due absidi, e due altari, sul lato trasversale, perfettamente simmetrici. Geniale è la soluzione trovata per la cantoria e l’organo che sono stati sistemati, a mo’ di palchetti, sopra l’ingresso principale. Anzi, sembra proprio che l’idea del Vici fosse quella di creare uno spazio scenografico da godere proprio da questo punto. Dopo un lungo periodo di abbandono, la chiesa è stata restaurata e riaperta al pubblico nel luglio 2000.
Adattamento dal testo originale di Angela Montironi
Fotografie di Gaetano Apicella
Disegni da Archivio Busiri Vici, Roma